sabato 1 marzo 2014

[racconti brevi] - Gioventù (Arianna Berna)


Negli occhi ancora l’acqua cristallina, il sapore di salso sulle labbra, l’odore inebriante della macchia mediterranea che stordisce la mente.
Affacciata al balcone rievoco le immagini della giornata appena trascorsa, i bagni al mare, il sole, la pelle dorata dell’amore. Non abbiamo litigato nemmeno per cinque minuti, come invece accade spesso in questo periodo. Mi sento ottimista, una sensazione positiva scalda il cuore, sono sicura che andrà meglio. Dopo tutto l’amore vince ogni avversità, giusto? Almeno questo è quello che ho imparato dai film alla televisione che sono, per il momento, il mio unico metro di paragone, perché, a sedici anni compiuti il mese scorso, di esperienza in amore ne ho ben poca.
Gli occhi si sono abituati all’oscurità, ma persa nelle mie paranoie non vedo nulla e non sento il brusio della gente di questo piccolo paese in riva al mare che di sera prende vita e si trasforma.
La domenica di ferragosto è passata e domani ricomincia la noia del lavoro.
Inizio a pensare che sia stato un errore accettare quest’impiego stagionale, anche se all’inizio ne ero entusiasta. Già dopo un paio di settimane, cominciavo a sentire la fatica e la noia della routine. I miei mi ripetono di tener duro e che i soldi che sto guadagnando in questa stagione faranno la differenza quest’inverno. Però l’estate sta passando e sinceramente ne ho già le scatole piene di piegare magliette, mettere a posto infradito e di avere tutte le sere occupate. Questa sera è stata un’eccezione, il negozio è rimasto chiuso la mattina e il titolare, Giannino, mi ha concesso di prendere una pausa per la serata. Ho il sospetto che più che bontà d’animo, ci sia stata la voglia di risparmiare i soldi di straordinario festivo che avrebbe dovuto pagarmi, ma non importa. Importa che sono riuscita a stare sola con Mattia.
Ridacchio al pensiero di Giannino alle prese con più clienti. Lo immagino con il suo fare distinto elogiare signore dai sederi e pance strabordanti nei jeans avvolgenti che di solito propone, quelli che vanno in questo periodo, stretti da strizzare anche una taglia 40. Giannino non sembra uno sciocco eppure è convinto che le clienti siano tutte delle fesse, mentre per me se un capo sta male, sta male e basta, se ne accorgeranno anche loro. Quante volte Giannino mi ha ripetuto “Bambina mia, devi dire che non sta male, stanno bene, devono stare sempre tutte bene con i nostri articoli!” .
Lo immagino destreggiarsi fra gli scaffali dispensando sorrisi ipocriti mentre passa le mani nei capelli, con insistenza da tic nervoso. Capelli grigi di media lunghezza, fisico asciutto e occhi grigi. Da giovane deve essere stato anche un bell’uomo e, da come lo guardano le clienti, credo che anche adesso abbia il suo fascino. Giannino non mi fa nessun effetto, solo il fatto che abbia l’età di mio padre è un deterrente sufficiente.
La girandola dei pensieri di ferma di scatto, possibile che pensi al lavoro anche nell’unico giorno di ferie che mi sono concessa da giugno? Questa non è vita, per fortuna settembre è alle porte. Non ho mai desiderato l’autunno come quest’anno.
Da quando ho iniziato a lavorare ho anche iniziato a litigare con Mattia, perché mentre mi spacco la schiena in negozio, lo vedo fare il bullo nella piazza con gli amici e ogni santa volta mi arrabbio da morire. L’ho anche visto fare il cretino con Maria, proprio quella che non sopporto. Quella sera ero inquieta, una serie di circostanze mi avevano messo di cattivo umore e Mattia il pomeriggio era stato sfuggente più del solito. Approfittando di un momento di pausa del turno serale, sono andata a cercarlo e l’ho trovato seduto sul muretto dietro la piazza che chiaccherva con Maria. Toppo vicini. Ho fatto un urlo e l’ho chiamato, mi sentivo come un serpente nella pancia. La bionda e bella Maria era fuggita ridacchiando, mentre Mattia aveva una faccia strana. A Maria caverei gli occhi. E’ è da quando siamo bambine che cerca di calpestare la mia erba. Prima le gare per chi aveva la Barbie più bella, poi le sfide di danza che vinceva sempre, visto che era snella ed aggraziata. Con quegli occhi da gatta morta è sempre riuscita ad imbambolare chiunque,tutti, tranne me. Infine ha iniziato a girare intorno a Mattia dal primo giorno in cui ci siamo fidanzati, sono sicura per il solo gusto di prendere ciò che è mio.
Sono già le undici di sera ed è ora di andare a dormire. Mando un messaggino a Mattia per augurargli la buona notte e incredibilmente sento il trillo del suo cellulare proprio nella strada sotto il mio balcone. La luce nella mia stanza è spenta e non è facile scorgerlo.
Stringo gli occhi a fessura e per una attimo sto per esultare nel chiamarlo ma mentre sto alzando la mano, quello che scorgo dalla penombra mi ferma.
Mattia è distante da me una trentina di metri, legge il messaggio dal cellulare con il display illuminato e lo ripone in tasca senza rispondere, ricominciando a parlare con qualcuno che gli sta di fronte. Non riesco a riesco a sentire cosa si dicono, anche se la conversazione è fitta. E’ strano quando mi ha salutato poco meno di un’ora fa aveva detto che sarebbe andato a letto presto, eppure è ancora in giro e proprio sotto la mia finestra. Nel suo comportamento c’è qualcosa di sospetto. Più silenziosa di una gatta, esco di casa e mi avvicino rasente il muro, quanto basta per riuscire a percepire almeno qualche parola. Quello che sento, detto dalla stessa voce che questo pomeriggio mi aveva coccolato con dolci parole, mi fa gelare il sangue “E’ solo questione di tempo”. Lo vedo incurvarsi, piegandosi in un abbraccio che conosco fin troppo bene, peccato però che adesso stia avvolgendo qualcun'altra. Pietrifica, mi chiedo se gli occhi mi stiano giocando un brutto scherzo. Non può essere vero. Sta baciando un’altra sotto la mia finestra? La voce dell’odiata rivale di sempre fornisce la risposta “Perdonami, non avrei dovuto seguirti, ma non resistevo all’idea di saperti con quella”.
Sarei tentata di fare una strage, vorrei dare sfogo agli istinti primordiali urlando come una pazza isterica degli insulti, che già fioccano in mente. Però le gambe non si muovono e la lingua tace. Tutto immobile, tranne loro, che si baciano senza pudore, ignari della mia presenza.
Passato il momento di disgusto, decido di rientrare in casa, lasciando gli amanti alle loro effusioni. Salgo in camera ma non resisto alla tentazione di inviare un sms di addio a Mattia, ironico e tagliente. Questa volta però non resto alla finestra a vedere la sua faccia mentre lo legge, chiudo le imposte e spengo il telefono, mentre lacrime di dolore mi solcano il viso. Addio mio infedele amore.
La mattina dopo trovo una busta con il mio nome infilata sotto la porta di casa, il telefono non l’ho ancora acceso e non lo accenderò per tutto il giorno. Straccio la busta e mi dirigo verso il lavoro, per fortuna che c’è il signor Giannino e questo lavoro a tenermi occupata e lontana dalle persone che non mi meritano.

©Arianna Berna

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