martedì 22 luglio 2014

"Lo specchio del tempo" di Silvia Devitofrancesco - romanzo

UN SOGNO CHE SI AVVERA... MILLE AUGURI DI GIORNI PIENI DI ISPIRAZIONE E LETTURA!
BRAVA SILVIA!
da parte delle writers: Arianna, Monica, Loriana
 
DA OGGI IN VENDITA SUI MAGGIORI STORE
IL ROMANCE STORICO DI SILVIA DEVITOFRANCESCO 
 
Lo specchio del tempo - EBook
Autore: Silvia Devitofrancesco
Anno: 2014
Editore: Libro Aperto International Publishing
Genere: Fiction/Romance storico
Pagine: 150
Illustratore: Franco Limbardi
ISBN: 9781910442043

Descrizione
«Avvertivo strane sensazioni. Avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere e avevo paura per me.» 
Due donne diverse dai destini intrecciati, l’una lo specchio dell’altra. Un manoscritto le farà incontrare mettendo così a confronto due epoche diverse e due donne simili, vittime di un padre padrone, ancorate a un amore romantico, capaci di lottare per la vita.
Due storie legate dallo specchio del tempo, dove il passato incontra il presente e in cui due donne lontane eppure vicine, lottano per rivendicare il diritto di scegliere il proprio destino e il loro sogno d’amore. 



LA PAROLA ALL'AUTRICE...
  

HO REALIZZATO UN SOGNO! Grazie alla casa editrice Libro Aperto una nuova creatura ha preso forma. Si tratta de "Lo specchio del tempo" un romance a sfondo storico. 

SINOSSI: «Avvertivo strane sensazioni. Avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere e avevo paura per me.» Due donne diverse dai destini intrecciati, l’una lo specchio dell’altra. Un manoscritto le farà incontrare mettendo così a confronto due epoche diverse e due donne simili, vittime di un padre padrone, ancorate a un amore romantico, capaci di lottare per la vita. Due storie legate dallo specchio del tempo, dove il passato incontra il presente e in cui due donne lontane eppure vicine, lottano per rivendicare il diritto di scegliere il proprio destino e il loro sogno d’amore.
Spero che esso possa costituire per tutti voi un piacevole momento di evasione.
Attualmente è disponibile la versione ebook, ma molto presto arriverà anche quella cartacea. Dove acquistare? Qui ...


Un saluto a tutti! 
(Silvia)

Leggi l'intervista all'autrice, la nostra writer Silvia Devitofrancesco, qui


 

...un romanzo che, ovviamente, le writers 

vi invitano a leggere!

Arianna, Monica, Loriana


 

martedì 1 luglio 2014

[poesie] - In attesa di te (di Loriana Lucciarini)

In attesa di te

L'attesa è fatta di gelatina calda,

la sento colare lentamente ed

espandersi.


L'attesa è fatta di schegge roventi

che s'imputano tra il respiro e il ventre,

pungendomi.


L'attesa è fatta di nebbia scura

che non si dirada,

confondendomi.


L'attesa è fatta di gocce

colorate, sussulti di cuore

e polline di sole,

aspettandoti.

©Loriana Lucciarini


[il mondo delle donne] - Un esame, un compleanno, un matrimonio e... un mondiale! (di Monica Coppola)


Giugno è stato un mese intenso e ricco di colpi di scena.
Diciamo che le tappe si possono scandire di pari passo con le uniche tre partite “giocate” (si fa per dire) dalla nostra nazionale.
Le cose sono andate più o meno così…

14 giugno
1° PARTITA
Italia - Inghilterra
ORE 22,30.

Ho sonno, sì ho maledettamente sonno.
Qualche anno fa di sabato sera mi sarei dimenata al ritmo di “sabor latino” in qualche dancing o avrei spadellato per intere tribù di amici e invece adesso l’unica cosa che desidero è farmi una sonora ronfata.
Pienamente giustificata direi, visto che mancano appena 5 giorni al mio quarantesimo compleanno e quindi ho tutto il diritto di dare il benvenuto ai primi cedimenti strutturali della vecchiaia che incombe, stanchezza inclusa.
Le mie amiche che hanno già raggiunto il traguardo mi hanno avvisata: dopo il giro di boa che dagli “enta” porta agli “anta” tutto peggiora.
Hai ancora più sbalzi d’umore, i capelli bianchi proliferano in perfetta sincronia con i cuscinetti adiposi e ti sbraneresti prole, coniuge e parentado fino alla settima generazione un giorno su due.
Non resta che appendersi al collo un cartello con la scritta “Caduta pezzi” e camminare a testa bassa.
Evviva.
Comunque trenta o quaranta resta il fatto che io ho un sonno boia e vorrei solo dormire.
Anche se c’è l’anticiclone sub tropicale che rende tutto appiccicoso e anche se iniziano i mondiali.
A tal proposito la piccola C. ha annunciato tutta pimpante che lei resterà sveglia per tutti i due i tempi, minuti di recupero inclusi.
Il mio coniuge-coinquilino se l’è svignata con una scusa non meglio identificata promettendo di rientrare come un moderno Cenerentolo, entro il fischio d’inizio della mezzanotte.
Io però non ce la posso proprio fare…
Ho avuto una giornata da manuale della mamma e non ci sono abituata…
Mi sono svegliata all’alba per fare da “mamma-coach” ad F. che affrontava la sua prima prova scritta d’esame. Ovviamente assalita da tutti i dubbi grammaticali catalogabili dalla prima elementare alla terza media, nessuno escluso.
Poi per par condicio ho dovuto improvvisarmi “mamma-giardinetto” preparare un tramezzino alla nutella e prendermi eritemi e zanzare sotto il solleone di un parco giochi senza alberi, che i pargoli considerano però molto trendy, perché possiede un infernale struttura gioco denominata “Ragno”, su cui gli spensierati infanti tentano di arrampicarsi come scimmiette, rischiando ad ogni mossa fratture varie e assortite.
Ciliegina sulla torta ho ricoperto l’infame ruolo di “mamma-spesaiola” raccattando provviste al Carrefour tra la massa famelica di quel che restava del sabato pomeriggio.
E mentre riponevo gli approvvigionamenti dentro sottilissime buste puzzone di plastica bio, la cassiera mi ha rifilato uno scontrino chilometrico in triplice copia blaterando qualcosa a proposito di rimborso del cento percento in caso di vittoria della nazionale.
Io ho annuito distratta mentre arraffavo scontrini e pure la piccola C. in procinto di esibirsi nel tuffo da carrello.
E quindi adesso, dopo questa bella giornatina io e il mio spirito patriottico non ce la facciamo proprio più e vorremmo solo assopirci tra le lenzuola, con buona pace del tricolore.
Ma le mie “ragazze” non la pensano così.
Reclamano la “partita in famiglia” e considerano la mia presenza indispensabile visto che anche Cenerentolo ci degnerà della sua piuttosto fantasmagorica presenza.
Dopo un estenuante tira e molla raggiungiamo un armistizio: mi sarà concesso un sonnellino breve dalle 22. 30 alle 23.30, a patto che mi renda disponibile a fare da cavia per una manicure bianca rossa e verde. In alternativa sono disposte a stare brave per la modica cifra di dieci euro cadauna.
Ci accordiamo per 5 euro più una scorta mensile di estathé alla pesca e posso andarmi a stendere.
Chiudo gli occhi e, finalmente, mi rilasso…
Sono in pieno dormiveglia quando avverto qualcosa di strano, come una presenza morbida sulle mie guance e un lieve ronzio nelle orecchie…
Apro un occhio pigramente e vedo la piccola C. con le sue manine premute sulla mia guancia
“Mamma… volevo svegliarti per dirti che puoi dormire ancora mezz’ora!” annuncia fiera.
Non sa che un annuncio del genere potrebbe essere più letale del diabolico “ragno” dei giardinetti…
Per fortuna l’istinto materno, o più probabilmente il sonno, ha il sopravvento su ogni reazione avventata a danno del componente più giovane della mia famiglia.
Richiudo gli occhi e dopo nemmeno dieci minuti la porta si riapre.
Questa volta è la maggiore che fregandosene altamente del mio desiderio di riposo accende la luce e si sdraia accanto a me con tanto di pc posizionato sulla cartella “Tesina terza media”.
“Mà, dài… ripetiamo la tesina?”
“Frà manca una settimana!” protesto con la testa a sandwich tra due cuscini sperando che desista.
Speranza vana.
“Mà non puoi dormire! Sono tutti svegli che aspettano la partita!”
“Ti faccio sentire l’inno dei mondiali così ti svegli…”
Smanetta sulla tastiera e le note spaccatimpani di “Ole-Ola” gentilmente offerte da Lopez - Pitbull mi piombano moleste nel cervello.
“Visto che figata!”
Attratta dalla musica, anche la piccola C. decide di unirsi al party notturno pre-partita.
Io sono di nuovo animata dalle peggiori intenzioni che un genitore possa avere nei confronti della prole ma per fortuna vengo distratta da uno strombazzante “PEEEEE PEEE” che guarda caso proviene proprio dal mio uscio.
Il mio coinquilino/consorte, fresco come un bocciolo di rosa, varca la soglia munito della sua nuova trombetta da stadio hand made, costruita guardando un video su you tube tanto per ammazzare il tempo.
Mentre i tre hooligans improvvisano un karaoke sull’inno di Mameli io mi appiattisco sul divano e, tra uno sbadiglio e l’altro mi perdo tra le scarpette bicolore di Balotelli, i capelli sudati di Pirlo e l’orripilante completino rosa salmone del portiere di riserva.
I minuti passano e mentre io comprendo che il 4-2-3-1 non è un conto alla rovescia sbagliato, i miei coinquilini gongolano al primo goal, si ammosciano al pareggio ed esultano strombazzanti alla vittoria.
Alle 2,30 tutti ronfano beati nei loro lettini.
Tutti tranne la sottoscritta che, ovviamente, non ha più sonno.
Mi alzo e frugo nella borsa alla ricerca di una compressa di melatonina e mi ritrovo tra le mani lo scontrino infinito del Carrefour.
Lo leggo con attenzione e scopro che la vittoria insperata della nazionale mi dà diritto a un buono spesa da 50 euro e all’improvviso ho voglia di esultare anche io.
Prendo l’infernale trombetta fatta in casa e la schiaccio a più riprese zampettando tra le stanze.
“Beh, che avete? Non vi va più di festeggiare?”
Mi raggiungono mugugni e commenti di vivace disapprovazione mentre io, tutta soddisfatta, me ne torno a dormire pensando che tutto sommato il rosa salmone non è poi così male e il calcio inizia a starmi simpatico…
©Monica Coppola

[racconti brevi] - Nina (di Arianna Berna)

NINA

Mi chiamo Nina e sono una formichina.

Ho lunghe antenne nere sulla testa, che scuoto per parlare con le mie amiche operaie. Siamo una squadra instancabile e con Nippa e Pucci lavoriamo tanto tutti i giorni, dall'alba al tramonto, senza sosta. 

L'estate è la nostra stagione di punta, una buona raccolta di cibo ci garantisce un inverno tranquillo, quindi, per il bene comune, corriamo tutte come delle matte, alla ricerca di cibo.

Il formicaio è la nostra casa e assomiglia a un grande condominio, solo che invece di essere fatto di cemento è composto di terra, pezzettini di legno e qualsiasi materiale riusciamo ad accatastare. 

A dire il vero esistono anche formicai di cemento, una mia cugina di città vive proprio in una di quelle orribili costruzioni, lontano dal verde e dalla terra del bosco. Si sono ingegnate per sopravvivere a quell'ambiente ostile, creando l'inverosimile: hanno rosicchiato il cemento, pezzetto dopo pezzetto e si sono infilate dentro, colonizzando il palazzo.

Sono le padrone dell’edificio e quando ci sono i primi caldi escono tutte insieme seminando il panico fra i condomini, i giganti rosa come li chiamo io, fatti di carne e ossa. 

Proprio come questo omaccione che mi sta osservando inginocchiato nel morbido terriccio del bosco. Dalla borsa di vimini che porta con sé posso intendere che sia un raccoglitore di funghi.

In questo istante però è interessato a me e mi sta studiando come se fossi di una bestia rara. Si avvicina sempre di più e mi mette un'ansia indescrivibile.

Gli urlo scuotendo le antenne 

<<Ma sei fuori? Che hai da guardare? Sono solo una formica! Devo lavorare, lasciami passare!>> 

Ma il gigante continua a sbuffare e mi infesta con il suo alito puzzolente, senza muoversi di un centimetro. 

<<Mamma come sei brutto con quella faccia grande e quel pelo matto che esce rado e spinoso dalle guance!>> 

Urlo ancora inascoltata.

Non so se mi fanno più schifo gli occhi così lucidi e contornati da ciuffetti di peluria ricurva, o la bocca, umida e grande, con quei cosi bianchi che spuntano dalle gengive rosa. Sembrano tronchi passati in candeggina, penso si chiamino denti.

Inizio ad essere un pò preoccupata, perché, anche se cerco di scappare in ogni direzione, questo gigante maleodorante non mi lascia andare via, si diverte ad intralciare il mio cammino. 

Cosa vuole da me? 

E pensare che mi sono allontanata da Nippa e Pucci perché ho sentito un buon profumo di pane, non sapevo cosa aspettarmi mentre seguivo la scia del buon odore, poi l'ho vista e sono rimasta estasiata! Una briciola grande quasi quanto me.

Una briciola di pane nel bosco è merce rara e preziosa. Piacerà moltissimo alla formica madre, ne sono certa. Riceverò sicuramente un premio e magari potrò assaggiarne anche un pezzetto.

Sono così vicina al mio trofeo che non posso lasciarlo. L’omone si è distratto, è sobbalzato e si è alzato in piedi al trillare di un aggeggio infernale che ha estratto dal taschino della camicia a quadrati rossi e bianchi. Parla a voce alta in una lingua che non conosco, ma capisco che è il momento giusto per agire. 

Approfitto dell'attimo e corro a più non posso. Mi sento Carl Lewis, sono più veloce del vento, afferro con una zampa la briciola che è quasi più grande di me e mi rifugio sotto un fungo panciuto poco distante.

Prendo fiato, sono sfinita, la briciola pesa, ma non voglio lasciarla, è troppo preziosa. 

L'omone, mi sta cercando o almeno così mi sembra perché si avvicina pericolosamente al nascondiglio. Mi faccio piccola-piccola, accucciandomi sotto dei pezzettini di corteccia, appoggiata con la schiena al tronco del fungo.

Sono attimi decisivi. Ho tanta paura, l'ho visto succedere svariate volte a delle mie povere colleghe che adesso non ci sono più, se non sei svelta ti calpestano o ti portano via. 

Non voglio che oggi capiti a me e alle mie amiche, ma inizio a temere il peggio.

Se non posso salvare me stessa, almeno devo preservare loro, devo avvisarle. Scuoto le antenne e grido a più non posso a Nippa e Pucci di scappare, di tornare al formicaio. Intanto resto nascosta. 

L'uomo peloso si avvicina, sento il terreno sobbalzare ad ogni passo. E' un immenso, sembra non finire mai da quanto è alto. Non posso fare nulla contro di lui. Non ho armi per difendermi. 

Un balzo e un altro ancora. 

Il suo pesante scarpone con la suola di gomma spessa e nera è a pochi centimetri da me. Il cuoricino batte all'impazzata, sembra voglia uscire dal petto. E' la fine. Peccato non essere riuscita a tornare a casa, proprio oggi che avevo trovato questo tesoro di briciola. 

Già mi immagino schiacciata e appiccicata a quella suola che ora sta ruotando, cambiando il senso di marcia. Scivola e schiaccia tutto quello che sfiora. Il fungo si spezza lasciandomi scoperta. Abbasso le antenne e abbraccio la briciola, come se fosse un'amica. Attendo l'attimo in cui sarò poltiglia insieme al muschio e a quello che resta del fungo.

Silenzio, poi un tonfo, un altro ancora. I possenti piedi si allontanano da me. 

Stendo a crederci eppure è vero!

<<Sono viva.>> 

Grido forte scuotendo le antenne. 

Nippa e Pucci mi rispondono e le raggiungo festante alzando la briciola al cielo come se fosse un trofeo.

©Arianna Berna 

[ritratti] - Diario impossibile: scrive Rea Silvia (di Silvia Devitofrancesco)



Quanta polvere cade su di me. Non riesco più a respirare, mi sento oppressa e la luce, pian piano, diventa sempre più lontana. Sto andando incontro alla morte, la sto abbracciando come una mamma abbraccia il suo bambino e le sto correndo incontro come una figlia corre dalla sua mamma. È orribile guardare la morte. Diventi pienamente cosciente che hai le ore, i minuti e i secondi contati, non puoi fare niente, sei inerme. Mi stanno seppellendo viva perché è questa la pena che devo scontare per la mia colpa. Quale colpa? L’aver amato! Una vestale non può amare; una vestale deve conservarsi vergine; una vestale non può essere come tutte le altre donne. Non l’ho scelto io questo destino credule, mi è stato imposto e io ho deciso di ribellarmi a modo mio.

Un giorno il dio Marte si invaghì di me. Ero riuscita a sedurre un dio, mica cosa da niente! Decisi di amarlo, ma il destino aveva deciso di rendere tutto più complicato, tutto troppo complicato…

Rimasi incinta e non potetti fingere che nulla fosse accaduto. Diedi alla luce due meravigliosi bambini…già erano gemelli. Loro però sono vivi:affidati alle cure amorevoli del Tevere e abbandonati al loro destino, che spero sia di gloria.

Non è giusto che l’amore debba essere punito. A mio modo il dio Marte l’ho amato. Lui mi ha sedotta e io, che non avevo mai conosciuto intimamente un uomo, mi sono abbandonata totalmente a lui, sperimentando sensazioni ed emozioni che non conoscevo. Mani che si intrecciano, corpi che, pian piano, si rivelano e si scoprono, occhi che si guardano, dritti, taglienti, occhi che vorrebbero pronunciare mille parole diverse, ma, che, si arrendono al momento, alla situazione… bocche che hanno desiderio di sfamarsi, che non riescono a staccarsi e poi… il miracolo della vita! Un evento straordinario che ti cambia e che, nel mio caso, cambierà per sempre il corso della storia umana. Quanto a me, devo solamente accettare la mia condanna, non posso opporre resistenza. Ho sbagliato ed è giusto che io paghi. Il prezzo che sto pagando è con la mia vita.

Eccomi, morte, sono tua sorella, sono qui, prendimi. Anzi, prendimi subito, non resisto più con tutta questa polvere. Ormai è in me, è entrata nei miei polmoni, in ogni piccola cellula di me. Siamo nati dalla polvere e alla polvere ritorneremo, ecco io lo sto sperimentando direttamente, nel vero senso della parola.

Lo spiraglio di luce che intravedevo e che mi dava ancora un briciolo di speranza e di illusione di vita, non c’è più. Ora è tutto nero e il peso della polvere aumenta sempre più.

Rea Silvia se ne va e lascia il suo ricordo al mondo e nei libri di storia. Grazie a me, al mio amore e al mio sacrificio ha origine la splendida civiltà di Roma. Rendetemi grazie…
©Silvia Devitofrancesco