lunedì 2 marzo 2015

Marzo e il mondo delle 4writers...



Marzo

E’ nevicato. Non è il tempo ancor
che mille e mille fior…
che mille e mille fior…
mi fan beato.
C’inganna il sole col suo dolce ardor.
Le rondini anche lor…
le rondini anche lor…
giungon, ma sole.
 (J. W. Goethe)


Inauguriamo il terzo mese dell'anno 2015
con nuovi contenuti di questo blog!


Per IL MONDO DELLE DONNE, Monica Coppola ci delizia con il suo solito humor, narrando tic, manie e paure generalizzate che emergono nella protagonista, che è in procinto di compiere (di nuovo) gli anni. Il suo racconto breve è "Per favore non soffiate sulle candeline..." e lo potete leggere qui



Per la sezione RACCONTI BREVI, Arianna Berna, ci trasporta in un'istantanea di vita, con un risveglio davvero speciale... "Un angolo di paradiso", da leggere tutto d'un fiato! qui



Jane Austen è l'ospite della sezione RITRATTI, di cui Loriana Lucciarini vi illustra vita e opere. Una grande scrittrice amata in tutto il mondo dalla penna inconfondibile, ancora oggi attuale. Se anche voi siete Jane Austen addicted, dovete andare di corsa qui


Mentre per la sezione POESIE, Silvia Devitofrancesco ci illustra i versi di Giacomo Leopardi, L'Infinito, con commento e invito alla lettura. qui



Insomma, letture per tutti i gusti...

quindi accomodatevi tra le pagine di questo blog

e buona lettura!

Le 4writers

[il mondo delle donne] - Per favore non soffiate sulle candeline (Monica Coppola)



Per favore non soffiate sulle candeline… 

Monica Coppola

 

La sveglia suona e io la metto a tacere all’istante.

Ha poco da fare casino tanto sono già sveglia.

Praticamente non ho chiuso occhio visto che la notte appena trascorsa era segnava il fatidico passaggio dagli “enta” agli “anta”.

Per documentarmi a dovere ho navigato su internet alla ricerca dei possibili effetti collaterali del passaggio di decina. L’insonnia era uno dei primi in effetti…

Seguita in buona compagnia da: irritabilità, aumento della pressione arteriosa, vampate di calore, osteoporosi, tachicardia e ovviamente aumento ponderale.

Sì certo, non è una tragedia. Esistono cose di gran lunga peggiori.

Compiere gli anni il giorno del derby (se hai un marito tifoso), o della finale di Amici (se hai figli adolescenti) ad esempio. In questo caso nessuno dei tuoi cari si filerebbe le tue candeline, nemmeno per sbaglio.

Ma l’essere nata in un giorno diverso da questi non mi consola un gran che …

Il punto è che ora sono costretta a fare i conti con una dolorosa verità. Perché se fino agli sgoccioli dei trenta ti crogioli nell’illusione di essere una ventenne con un po’ di esperienza di vita in più, dopo non c’è appiglio che tenga…

E le blande consolazioni che ti propinano le amiche più giovani, ben lontane dall’infame traguardo, sono tutte palle consolatorie senza nessun barlume di verità.

Per questo ho fretta di alzarmi per constatare di persona tutto il devasto che si è portata dietro la notte appena trascorsa.

Mi guardo allo specchio e mi sembra di vedere squadre di radicali più liberi che mai scorazzare intorno al mio contorno occhi, più plumbeo del solito.

Desisto e passo alla fase di ispezione due: controllo del peso.

Salgo sulla pesa che non dà cenni di vita perché funziona soltanto se esposta a luce solare. Così esco sul balcone e sporgo fuori la bilancia alla ricerca dei primi pallidi raggi di sole.

La signora di fronte è affannata a sbattere i tappeti ma, non appena si accorge di me, in pigiama a litigare con la bilancia, mi indirizza uno sguardo compassionevole, che mi convince a battere in ritirata. Vorrà dire che vivrò il mio primo giorno da quarantenne con l’illusione di essere in forma perfetta.

Mentre mi vesto cerco qualcosa che in qualche modo camuffi l’anno in più: un abito che non lasci scoperte le gambe (che già noto afflitte da ricrescita villosa e precoce sicuramente dovute al fatidico passaggio), che scenda morbido sui fianchi e che magari abbia anche un effetto push up. Sposto le grucce ma ovviamente non trovo niente del genere. In compenso dallo specchio dell’armadio noto, con disappunto, che l’umidità mi arriccia tutto il carrè rendendolo simile al pelo di un gatto randagio dopo un temporale estivo.

Comunque è ora di uscire e quindi,tutta afflitta mi incammino verso la fermata e salgo sul bus.

“Signora vuole sedersi?”

Un’adolescente con il capo rasato a metà mi sorride cedendomi, inaspettatamente, il posto.

E qui i casi sono due: o la ragazzina è squisitamente gentile o io inizio ad apparire decisamente più, come dire, matura ecco.

Perché sono almeno vent’anni che scorrazzo sui bus e ‘sta cosa non mi è mai successa prima…

“No, grazie. Sono quasi arrivata” mento spudoratamente visto che mancano ancora ventidue pressanti fermate.

Per distrarmi dai pensieri sbriciola autostima, mi metto ad origliare la discussione un gruppetto di ragazzine.

Ma che davvero?” sta chiedendo una di loro, masticando un chewingum dietro l’altro “Uhh che situazione da sclero. Io mi seppellirei.”

“Ti dico di sì. Viene a fare zumba con me. E mette pure le foto su instangram!” si lamenta l’altra continuando a far scorrere i pollici sullo smartphone

“Ma chi tua madre?” le fa eco la tipetta rasata che mi aveva ceduto il posto

Madoi raga vorrei morire…” ribatte sconsolata l’altra “Voglio dire. Mi è pure simpatica. Ma a saltare in leggins e top, alla sua età, giuro, è imbarazzante…”

“Eh sì…meno male che la mia fa pilates a casa con you tube così non la vede nessuno.” miss chewing-gum scoppia l’ennesimo fragoloso palloncino.

“Beata te…” sospira l’altra sconsolata.

Mentre memorizzo a caratteri cubitali che, semmai mi saltasse il guizzo di andare in palestra, la scelta dovrà assolutamente ricadere su fitness centre distante almeno 50-60 km dall’area in cui bazzica mia figlia con le sue amichette, mi accorgo di essere arrivata a destinazione.

Scendo di corsa con il fiato corto e il cuore che sembra schizzare fuori.

Eh sì, wikipedia lo diceva chiaro: affanno e tachicardia, gli altri compagni molesti dell’invecchiamento precoce.

Mentre boccheggio cercando di riprendere fiato mi ritrovo davanti alla parafarmacia del corso che, invitante, mi ammalia con le sue beauty offerte promozionali.

Forse è arrivato il momento di agire.

Una giovane e levigata commessa mi sorride benevola.

“Buongiorno. Posso fare qualcosa per lei?”

Decido di essere sincera anche perché il tempo corre, in tutti i sensi purtroppo.

“Ehm salve… può consigliarmi qualche crema anti età’?”

“Certamente. Quanti anni ha?”

“ ‘ranta…” bisbiglio sottovoce.

Cinquanta?” solleva le sopracciglia perfettamente delineate con aria stupita.

“No, quaranta…” preciso indispettita “Compiuti solo da qualche ora eh…”

“Ohhh mi spiace tanto.” Ribatte sinceramente rammaricata “Però non si preoccupi. Ora vediamo di rimediare ehm… il rimediabile” mi lancia un’altra occhiata furtiva e poi ancheggia sinuosa da uno scaffale all’altro, svuotandoli per metà.

Mentre io sto ancora meditando su quale sia l’esatto significato di “rimediare il rimediabile” lei depone una montagnola di flaconi, blister e tubetti sul bancone “Diciamo che per iniziare questi dovrebbero bastare…”

“Mi serve tutta questa roba?” domando esterrefatta.

“Come minimo. Deve combattere l’invecchiamento in modo massiccio, le servono antiossidanti, leviganti, esfolianti, miorilassanti e ristrutturanti di barriera.” Ad ogni definizione mi mostra un prodotto e poi aggiunge con delicatezza “Sa, avere quarant’anni non è mica come averne venti…”

Ma va? Grazie per la perla di saggezza!

“Però lei è fortunata. La cosmesi ha fatto progressi enormi e anche lei ne potrà beneficiare” le sue labbra lucenti di gloss si piegano all’insù “Grazie ai poliidrossiacidi come il gluconolattone e il lattobionico potrà tornare ad avere la pelle di una ragazzina…”

Non so perché ma il termine “lattobionico” mi fa venire in mente un supereroe muscoloso tutto intento a poppare da una tettarella siliconata e la cosa mi fa alquanto ridere.

Lei invece è serissima. “Guardi che la lotta ai segni del tempo è una cosa seria…” si affretta a rimproverarmi.

“Ehm sì… E quanto mi costerebbe tutto questo?” chiedo indicando quel pout pourri che mi garantirà eterna giovinezza.

Le sue dita affusolate dalla perfetta french manicure scansionano meticolose ogni confezione. “Soltanto ottocentocinque euro e novanta…”

Al ferale annuncio divento più pallida del suo camice “Ehm … E solo il glucolattone quanto costa?”

“Il gluconolattone intende?” mi corregge lei “Il minisiero da 5 ml novantasette euro. Ma se non me l’abbina all’acido lattobionico non mi sento di assicurarle il pieno funzionamento delle proprietà ossidirliche sull’epidermide l’avviso…”

“Sarebbe a dire?”domando piuttosto confusa.

“Sarebbe a dire che le rughe se le tiene” ribatte spazientita una signora con gli zigomi push up in coda dietro di me.

L’orologio intanto batte le nove e io capisco che devo sbrigarmi.

“Beh senta, magari ci penso eh… Grazie.”

“Ecco sì, faccia così che è meglio per tutti…” mi scavalca già senza troppi complimenti Miss Zigomo Alto.

“Ma non vuole nemmeno la crema antiossidante alla quercetina?” ritenta ancora la commessa “Oggi è in offerta a settantacinque euro!”

Io penso alle mie rughe e poi a tutte le cose belle che potrei fare con quella cifra.

Allora arraffo dallo scaffale un pacco di caramelle fuxia per combattere la flora batterica e le porgo alla commessa “Ci ho ripensato. Prendo solo queste”.

Esco accompagnata da una scia di dissensi di sottofondo senza alcuna nostalgia per la mancata adozione di glucolattoni e affini.

Mi specchio in una vetrina e crucciata osservo la ruga vicino alle sopracciglia.

Sul cellulare intanto vibrano i primi messaggi di auguri che mi mettono di buonumore.

Rincuorata dalle manifestazioni d’affetto che arrivano dall’etere mi ritrovo a sorridere. Accarezzo la mia ruga pensando che, in fondo, fa parte di me. E forse, con un pizzico di spensieratezza, potremmo anche diventare buone “compagne di viaggio”.

©Monica Coppola

[poesie] - L'infinito di Leopardi - commento di Silvia Devitofrancesco


Poesie: L'infinito di Leopardi

invito alla lettura

a cura di Silvia Devitofrancesco 

L'Infinito di Leopardi è una poesia che ho adorato da sempre perché ha un grande impatto emotivo. 

Grazie alla forza delle parole del poeta, il lettore riesce ad andare oltre, a guardare più lontano, superando i limiti e le apparenze. 

E' una poesia che ha in sé una grande lezione di vita e che propongo a voi, care lettrici e lettori, in questo mese di Marzo, appena iniziato...
©Silvia Devitofrancesco



Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

[ritratti] - Jane Austen, una penna attuale eppur bicentenaria - di Loriana Lucciarini


Jane Austen, una penna attuale eppur bicentenaria

Loriana Lucciarini


Jane Austen nasce a Steventon (Hampshire) nel 1775. Scrittrice, figura di spicco della narrativa preromantica inglese, i suoi romanzi sono Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e sentimento, Mansfield Park, Emma, L’abbazia di Northanger e Persuasione. Sanditon è l’ultimo suo lavoro, pubblicato postumo e incompleto a causa della sua prematura morte.


La Austen, pur se dalla vita breve e un po’ ai margini della società dell’epoca, riesce a tratteggiare i suoi personaggi in modo magistrale.


I suoi scritti hanno più livelli di interpretazione e un lettore attento e scrupoloso può trovare un’ironica critica delle convenzioni sociali e d’etichetta di quel particolare momento storico. 



Ma scopriamo di più sulla sua vita...

Suo padre era il rettore della parrocchia di Steventon. Jane era la settima di otto figli: 6 maschi e due femmine. I maschi furono presto avviati a professioni o alla carriera militare, mentre Jane e sua sorella Cassandra furono mandate a studiare e poi incoraggiate nella scrittura: a quell'epoca le donne rimanevano in casa in attesa di sposarsi.

Grazie alle sollecitazioni paterne, Jane inizierà a comporre i suoi splendidi romanzi, arricchendoli con la sua lucida analisi della società dell'epoca e l'acuta ironia di cui era capace.

Dalla personalità riservata e schiva, la giovane Jane frequentava comunque i balli, anche se predilegeva la vita ritirata di campagna. In seguito al trasferimento dell'intera famiglia Austen a Bath, Jane visse un periodo non felice: nonostante le nuove relazioni sociali la famiglia spesso si trasferì altrove per brevi periodi. 
A 27 anni Jane Austen ricevette una proposta di matrimonio che inizialmente accettò, per poi rifiutare repentinamente il giorno dopo, questo costrinse lei e la sorella Cassandra a una partenza affrettata dal luogo di vacanza ove si trovavano, ospiti della famiglia dell'innamorato respinto.

Dopo la morte del capofamiglia, gli Austen si trasferirono nel Southampton per avvicinarsi ai due fratelli maggiori, militari in carriera di stanza a Portsmouth. 


In seguito la famiglia venne invitata a stabilirsi nell'Hampshire, dove uno dei fratelli maggiori – Edward – aveva ereditato una proprietà dal vecchio zio che lo aveva adottato e preso con sé. Qui Jane Austen visse nuovamente le gioie del passato, in uno dei luoghi da lei tanto amati che le infuse nuova energia creativa: negli anni a seguire concluderà la stesura di molti dei suoi romanzi che, successivamente, vennero pubblicati e diffusi – prima sotto pseudonimo, poi con la sua firma.

La salute della scrittrice, sofferente del morbo di Addison, nel 1817 si aggravò. Venne così trasferita a Winchester per sottoporsi a cure mediche. La malattia incurabile la portò alla morte a soli 41 anni, lasciando incompiuto l'ultimo romanzo, Sanditon, che è ultimamente stato pubblicato pur se incompleto, visto l'interesse da sempre suscitato da questa autrice sui lettori di tutto il mondo. Negli ultimi mesi è stato anche pubblicato un volume di racconti giovanili, scritti quando l’autrice aveva dai dodici ai diciotto anni: Quattro coppie.

Le spoglie della scrittrice riposano nella cattedrale di Winchester e la sua residenza nell'Hampishire (Chawton House) è divenuta un museo, visitato annualmente da migliaia di appassionati.


Opere letterarie e film

Ecco la biografia completa dei volumi pubblicati, senza citare ulteriori opere, compendi, poemetti e altro: 

Sense and Sensibility (Ragione e sentimento)
Pride and Prejudice (Orgoglio e pregiudizio)
Northanger Abbey (L'abbazia di Northanger)
Mansfield Park (Mansfield Park)
Emma (Emma)Persuasion (Persuasione)
Lady Susan
The Watsons (incompiuto)
Sanditon (incompiuto)


Dai suoi libri sono state realizzate numerose versioni cinematografiche, teatrali e adattamenti per la tv, tra i tanti ricordiamo: Orgoglio e Pregiudizio (1938, 1940, 1949, 1952, 1957, 1958, 1967, 1980, 1995, 2005), Senno e Sensibilità (1950, 1971, 1981, 1995, 2008), Emma (1948, 1954, 1960, 1972, 1996, 2009) e Persuasione (1960, 1971, 1995, 2007).


I film che, invece, raccontano la vita dell'autrice sono: The Real Jane Austen (2002), il già citato Becoming Jane (2007) e Miss Austen Regrets (2008).


©Loriana Lucciarini










[racconti brevi] - Un angolo di paradiso - di Arianna Berna

Un angolo di paradiso

Arianna Berna


Quel giorno Milena non aveva voglia, nessunissima intenzione di alzarsi dal letto. Perchè poi doveva? Da dove nasceva quel senso del dovere che la spingeva a correre tutto il giorno dietro alle frenesie altrui.
I capricci dei bambini, il lavoro che non le piaceva, la casa da riordinare.
Cercava di ricordarsi da quanto tempo non si ricavava un'ora tutta per sé. Senza nessuno che le dicesse o chiedesse cosa doveva fare.
La sveglia era già suonata, la figlia più piccola si era già alzata e le saltava letteralmente sulla pancia cercando di attirare l'attenzione. Almeno cinque minuti, solo cinque minuti di silenzio.
Silenzio, che magica utopia, in quell'istante di caos sognava di essere in riva al mare d'inverso, accoccolata su uno scoglio del pontile a perdersi nell'orizzonte. I minuti trascorrevano e il caos cresceva.
Possibile che in casa sua non si potesse avere un attimo di tranquillità?
Anche la figlia più grande ormai si era svegliata e si era buttata a pesce nel lettone urlando giocosa.
Milena era combattuta, le bambine erano parte di lei, ma in quell'istante avrebbe desiderato soltanto poter stare in silenzio per pochi minuti, il tempo giusto per raccogliere le forze.
Il marito pareva di gomma piuma, totalmente inerte al caos, ma possibile che dovesse sentirle soltanto lei le strilla delle bimbe scalmanate?
La seconda sveglia aveva iniziato a suonare e, ormai rassegnata, Milena si alzò per andare a preparare la colazione alla tribù.
Strascinando un passo dietro l'altro era arrivata in cucina, ma qualcosa aveva attirato la sua attenzione in salotto.
Ritornò quindi sui suoi passi, sempre strascinando le vecchie ciabatte, accese la luce e restò senza parole.
La tavola era imbandita per una super colazione. Pane tostato, biscotti, cornetti, yogurt, cereali e succo d'arancia. C'era tutto quello che amava di più.
Milena iniziava a capire. Suo marito la abbracciò di spalle e le sussurrò sull'orecchio "E' stata un'idea delle ragazze. Buon compleanno amore mio".
Le bambine urlarono all'unisono "Tanti auguri" e saltarono sul collo della madre commossa.
Quel dolce gesto scacciò via la fatica e i brutti pensieri, d'un tratto la giornata da pesante si era trasformata in meravigliosa.

©Arianna Berna