martedì 2 settembre 2014

[il mondo delle donne] - DISATTENZIONE di Arianna Berna



Disattenzione

Sara aspettava quel giorno da cinque lunghi anni, studiare non le piaceva. La scuola l’opprimeva, i professori, i compiti e gli impegni quotidiani la infastidivano. Era sempre stata la classica studentessa intelligente ma che non si applicava, sin dalla prima liceo aveva corso sul filo del rasoio, rischiando ogni anno la bocciatura, ma poi, allo scadere del tempo, riusciva immancabilmente a compiere il miracolo. Anche questa volta aveva realizzato la magia diplomandosi, seppur con il minimo dei voti. Leggere accanto al suo nome la parolina “matura” le aveva regalato la sensazione più intensa che ricordasse di aver vissuto. A Sara non importavano i voti, come pure a sua madre, che vedeva già la semplice promozione come una benedizione. Quella figlia tanto scapestrata quanto bella, le dava dei gran pensieri, per fortuna l’agonia era finalmente terminata, almeno per ora.

La sera della grande notizia i compagni di classe avevano organizzato un aperitivo in centro città per festeggiare e Sara desiderava essere perfetta. Si era preparata con cura, aveva lisciato i capelli con dovizia certosina e aveva indossato il vestito preferito con le spalle scoperte e la gonna cortissima.

“Non ti sembra di aver esagerato?” le chiese la madre mentre usciva di casa verso le dieci di sera. La figlia in tutta risposta le fece una linguaccia. Entrambe scoppiarono a ridere “Che tipa sei. Chissà che la vita ti vada sempre bene come oggi” le disse la madre mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

Riflessa nell’impietoso specchio dell’ascensore, notò un brufolo scappato all’attività di restauro “Devo stare più attenta” mormorava fra sé mentre lo nascondeva con il correttore “Sono sempre troppo distratta, prima o poi finirà male”. Dopo il piccolo intervento la sua immagine riflessa nello specchio le sembrava soddisfacente, i capelli neri erano lisci e lucidi, la linea del contorno occhi blu, forti e penetranti, era ben disegnata a matita nera, mentre la bocca quasi si perdeva in un lucidalabbra rosa opaco.

Ad attenderla sotto casa Luca, il compagno di banco che tanto le piaceva ma che non si era ancora dichiarato. Quella sera era la loro serata, dovevano festeggiare la fine di un epoca e Sara sperava anche l’inizio di un nuovo amore.

Luca l’aspettava fuori dall’auto, appoggiato con la schiena alla portiera, le gambe incrociate e lo sguardo da duro, cercando di darsi un tono ed apparire più maturo di quanto in realtà fosse. Rimase a bocca aperta vedendo la ragazza corrergli incontro, era bellissima, più del solito. Il cuore fece un tuffo quando lo strinse forte inondandolo con il suo profumo di fiori e non riuscì a trattenersi dal dirle “Quanto sei bella”. Sara si nascose compiaciuta nel suo abbraccio, godendo di quell’istante, anche lui era decisamente affascinate con i jeans strappati che aveva acquistato insieme e la maglietta bianca che gli aveva regalato per il compleanno.

Luca la prese per mano e, con un riguardo che non aveva mai avuto prima, aprì la portiera, facendola accomodare al posto del passeggero. Stupita ed emozionata per tanta gentilezza, si lasciò condurre adagiandosi con grazia nel sedile della vecchia utilitaria rossa del padre di Luca.

“Pronta per festeggiare?”

“Certo!” rispose Sara.

Luca girò la chiave nel cruscotto e per fortuna l’automobile si accese al primo tentativo. Raggiunta la compagnia di amici nel locale che frequentavano di solito iniziarono a festeggiare con un giro di aperitivi.

Al terzo spritz la testa di Sara girava, ma non voleva fermarsi, la felicità era tanta e l’adrenalina ancora di più. Si sentiva importante, per una volta aveva smesso i panni della studentessa mediocre, che faticava a raggiungere la sufficienza, poteva festeggiare al pari dei secchioni che aveva tanto invidiato negli anni. Per una volta non era da meno, aveva raggiunto il primo traguardo importante ed il mondo sembrava essere ai suoi piedi. Luca la guardava come se fosse una fata e anche gli altri ragazzi non lesinavano complimenti.

A mezza notte l’allegra compagnia decise di lasciare il centro cittadino per continuare i festeggiamenti a Jesolo. Sara aveva bevuto un po’ troppo, ma non era preoccupata, perché la serata era ancora lunga e aveva tutto il tempo per riprendersi. Luca a differenza dell’amica si era tenuto con il bere, perché sentiva sulle sue spalle la responsabilità dell’esile ragazza che gli stava affianco e che segretamente amava da anni.

Saliti in auto, con altri due amici che si erano aggiunti all’ultimo, Luca girò la chiave ma questa volta l’auto fece un sussulto per morire ingloriosamente. Sara lo osserva senza dire nulla con un’espressione divertita, mentre lui voleva sprofondare sotto terra dalla vergogna.

Seduta al suo fianco Sara rideva della buffa situazione cercando di sdrammatizzare, le dispiaceva percepire l’imbarazzo dell’amico, che più guardava più trovava attraente. Si era invaghita di lui negli anni, ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi, quella sera però si sentiva sicura di sé, finalmente donna aveva rotto le catene dell’adolescenza ed era decisa a prendere l’iniziativa, non appena si fosse presentata la giusta occasione. Il tempo delle superiori era terminato e con l’università rischiava di perderlo in ogni caso, tanto valeva tentare, almeno non avrebbe avuto rimorsi in futuro. Presa dai pensieri romantici ed annebbiata dal troppo alcol bevuto a stomaco vuoto, non si ricordò di allacciare le cinture di sicurezza. Nemmeno Luca, di solito tanto attento, si accorse della disattenzione.

Finalmente l’auto si accese e, passato il momento di imbarazzo, l’allegra compagnia riprese a ridere e scherzare gioiosa. La musica era a tutto volume e le ragazze cantavano a squarciagola una canzone del momento ondeggiando le teste e le braccia con i finestrini abbassati.

Sara rideva ed era felice. Ascoltava la musica con gli occhi chiusi e non si accorse dell’auto che sbandava nella corsia opposta a cinquanta metri da loro, non vide Luca che cercava disperatamente di evitare lo schianto. Sempre con gli occhi chiusi si sentì strattonare a destra, in avanti, un colpo secco indietro ed infine a sinistra. Aprì gli occhi frastornata dai colpi e dal rumore assordante delle lamiere che si contorcevano. La velocità degli eventi non le faceva afferrare la gravità della situazione, il suolo era al posto del cielo, i piedi erano in aria e poi di nuovo a terra, mentre l’auto rossa rotolava nel campo adiacente alla strada. Senza niente che la legasse all’abitacolo, sbatteva violentemente contro ogni ostacolo, finché avvertì una piacevole sensazione, come se mancasse la gravità, non capiva come potesse sentirsi così leggera, come se stesse volando libera nel cielo, ma non aveva paura, anche se avrebbe dovuto.

Sentì però la terra nell’impatto, alla fine del volo che le costò la vita.

Non vide la corsa disperata di Luca, non avvertì le sue mani mentre la tirava a sé chiamandola per nome, non vide le sue lacrime e non lo sentì mentre le giurava amore eterno. Nessun rumore, nessun odore, nessun tatto. Niente più era per la bella Sara, il tempo era scaduto e la sua corsa verso la vita si era interrotta per non ripartire più.

©Arianna Berna





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