L’amicizia con Monica è nata quasi per caso, alla vecchia maniera, ma con i mezzi moderni. Siamo state amiche di penna per due anni, solo che al posto dell’inchiostro abbiamo usato le mail e le chat. Ci siamo conosciute in rete, grazie alla sua Viola. La lettura di“ Viola vertigini e vaniglia” mi aveva rapito fin dalle prime battute, accendendo la curiosità anche sulla scrittrice, che sentivo affine e non mi sbagliavo!
Sinceramente a quasi quarant’anni non
credevo che mi sarebbe capitata un’amicizia che ha molto nella
profondità dei legami che nascono da adolescenti, eppure ci siamo
avvicinate sottovoce, quasi in punta di piedi, una mail dopo l’altra.
Aspettavo le sue mail come un dono prezioso e ci siamo avvicinate
giorno dopo giorno. In due anni di amicizia via web mancava soltanto
la fisicità, ma ammetto che inizialmente avevo timore di togliere il
velo di internet.
Quando il desiderio di incontrarla è
stato più forte delle paure, ho preso il coraggio a due mani e le ho
proposto di vederci con l’occasione delle ferie estive, che
entrambe trascorriamo da anni in Sardegna e poco importava se eravamo
quasi agli antipodi dell’isola.
Incontrarci non è stato semplice,
pareva il viaggio della speranza, ho tirato giù dal letto Nicola e
Sebastiano all’alba per partire puntuali ed essere a destinazione a
un’ora decente. Nonostante i chilometri macinati, la strada
sembrava essere infinita e, se non bastasse, nella convinzione di
prendere una scorciatoia ci siamo imbattuti in una strada di montagna
che non ha nulla da invidiare a un passo alpino. La ciliegina sulla
torta è stato l’Hotel, che invece di essere in riva al mare, come
avevo mal capito dalle recensioni su Booking, era disperso
nell’entroterra ai piedi delle montagne.
Ero sfinita ancora prima di iniziare, e
l’ho incontrata in parcheggio in un afoso mezzo giorno di fine
agosto, in una Tortolì che pareva deserta.
Ero tesa e percepivo anche l’ansia di
Monica, ma un ottimo gelato ha smorzato le paure e abbiamo iniziato a
conoscerci nella dimensione più bella, quella della fisicità.
Parlare e guardarsi negli occhi non ha pari, per quanto le moderne
tecnologie abbiano accorciato le distanze, non c’è paragone.
Avevo già visto alcune sue fotografie,
quindi sapevo com’era, ma dal vero era decisamente un’altra
storia. Abbiamo trascorso il pomeriggio a chiacchierare distese sulla
sabbia rosa con il mare turchese negli occhi, non potevamo avere una
cornice migliore per il nostro primo incontro.
Dalla foga di non perdere nemmeno un
minuto del poco tempo che avevamo a disposizione, ci siamo ricordate
di scattarci una foto insieme alla fine della giornata, con i capelli
scarruffati e pieni di salso, ma felici.
I minuti si sono mangiati le ore e
quando ci siamo salutate, ho avuto la sensazione che il tempo fosse
scivolato fra le dita troppo velocemente.
Che cosa è cambiato da quel giorno?
Tutto e niente. Niente perché ci sentiamo quanto prima forse anche
con maggiore intensità, tutto perché la sento ancora più vicina.
Alla prossima volta Monica, dobbiamo
inventarci un’altra scusa per incontrarci!
(copyright Arianna Berna)
(copyright Arianna Berna)
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