lunedì 1 dicembre 2014

[racconti brevi] - Questione di peso (di Arianna Berna)



Questione di peso

La gioia che prova Eva nel leggere quel numeretto che lampeggia ad intermittenza sulla bilancia non ha fine: cinquantasei chilogrammi tondi tondi, non un etto di più. Perdere tutto quel peso è stato difficile, anzi una fatica boia come dice lei stessa, però che soddisfazione arrivare a vedere quel bel numeretto che pareva scomparso dalla bilancia.

Eva è una giovane donna di ventitré anni, alta un metro e settantacinque centimetri che non si è mai piaciuta davvero. Quando ha iniziato la dieta fai da tè lo scorso aprile di chilogrammi ne pesava settantatre. Era una donna formosa e appariscente, una di quelle donne che gli uomini guardano, ma che non si è mai accorta di piacere. Non vedeva i ragazzi che si giravano al suo passaggio, non si è accorta nemmeno quella volta che un uomo ha fatto cadere a terra una confezione da dodici di uova nel bel mezzo del supermercato, tanto era rimasto folgorato dalla sua bellezza. Non lo aveva notato perché era troppo impegnata a cercare nello scaffale del bio i prodotti con meno calorie.

Da aprile però si è messa in testa di dimagrire, non è andata da un medico, perché costava troppo, ha ritagliato la dieta all’ananas di un giornaletto da donne e l’ha appiccicata all’anta dell’armadio, promettendosi che per l’estate avrebbe perso quanto le serviva per essere perfetta in costume da bagno. La dieta dell’ananas però è stata da subito un flop, quindi è corsa ai ripari e si è messa d’impegno per crearsi il proprio regime alimentare. Ha messo regole ferree a casa anche se vive con i genitori, ha iniziato a fare la spesa separata e a cucinarsi i pasti da sola.
Ogni santa sera dopo il lavoro va al supermercato a leggere tutti, ma proprio tutti, i dettagli riportati nelle confezioni dei prodotti dietetici. Compara i rapporti calorici, le quantità di grassi, le vitamine e quant'altro le venga in mente. Ormai nessun prodotto sullo scaffale ha più misteri per lei e ogni giorno esce soddisfatta con una busta di verdure o gallette di riso integrali. Il pane e la pasta sono stati banditi dalla sua alimentazione, insieme alla carne, una volta a settimana però si concede una fettina di platessa.

Eva adesso è scesa dalla bilancia e si osserva allo specchio in mutande. Sorride compiaciuta mentre si passa le dita sul costato. Finalmente riesce a sentire distintamente ogni singola costola, finalmente non sono più avvolte da tutta quella ciccia e si sente bella come una top model. Bene, anche la clavicola è in evidenza. 
Se ripensa ai sacrifici le viene un brivido lungo la schiena, quanta fame ha dovuto patire, anche la scorsa notte, dopo aver cenato con un tristissimo passato di verdure e gallette di riso, aveva cercato di placare i crampi allo stomaco con una tisana rilassante alla malva, però quando era andata a letto, si era addormentata sorridente, pensando che al risveglio le sarebbe spettata una tazza di latte con 25 grammi di cereali integrali. Già, esattamente 25 grammi pesati sul bilanciano, non uno di più, non uno di meno. 
Il cibo è l'ossessione di Eva praticamente da sempre, ossia da quando ha ricordi dell'età pseudo adulta. La bilancia diventa a seconda dei momenti la sua migliore amica o peggior nemica. E' odio e amore. Eva si pesa in continuazione da anni, appena torna a casa, quasi nemmeno saluta i suoi per fiondarsi a far pipì e a pesarsi, non dopo aver fatto volare i vestiti però. 
Negli ultimi mesi quest'ossessione è degenerata ed Eva nemmeno se ne è accorta, anche se lei è convinta di farsi del bene.
Voleva calare cinque chilogrammi, ma una volta arrivata alla meta, non le era bastato, voleva vedere come sarebbe stata con altri tre chilogrammi di meno, poi visto che c'era ne ha tolti altri cinque e poi altri due e poi ha perso il conto fino ad arrivare a perdere quasi diciassette chilogrammi in tre mesi.
Anche se ha raggiunto gli obiettivi che si era fissata, mentre si guarda allo specchio, non si sente soddisfatta. Passare da una taglia 48 a una taglia 38 in così poco tempo le ha fatto girare la testa, il sogno di una vita si è finalmente realizzato, ma non è abbastanza, vuole osare ancora. Un altro chiletto ancora, si ripete fra sé, ingorda di aver fame, mai contenta.
Mentre è in piena contemplazione di sé stessa, entra in bagno la madre di Eva, che dallo stupore fa rovinare a terra la carta igienica appena comprata.
Gli occhi della madre però non sono di approvazione, ma svelano un dolore profondo. Si velano di lacrime, mentre si chiede come ha potuto non accorgersi di nulla, come ha potuto non vedere il corpo della figlia che si svuotava giorno dopo giorno.
Eva però non capisce il disappunto della madre, ma il sesto senso le suggerisce rivestirsi in fretta, prima di entrare in discorsi scomodi che non vuole ascoltare. Così prima che la madre possa aprire bocca è già sgattaiolata in camera, si è vestita con un abito che le sta da cani, perché di cinque taglie più grande ed esce dicendole a voce alta di non aspettarla per cena, perché tanto mangerà fuori.
Mentre dice queste parole chiude il portone di casa alle sue spalle, sapendo di aver mentito perché manca ancora un chiletto, solo uno, domani potrà mangiare... forse.


©Arianna Berna
 



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