“La neve scende dal cielo, la luce riscalda i nostri cuori, gli angeli cantano in coro, buon Natale a tutti voi!” Ecco, è arrivato il periodo dell'anno che detesto più di tutti, fatto di lucine, regali e finta gioia. Non consideratemi una cinica guastafeste ma io il Natale proprio non riesco a sopportarlo. Credo di essere affetta da allergia alla “festa più magica dell'anno” tanto per citare lo slogan pubblicitario della ditta di cosmetici fondata dal padre del mio ex promesso sposo Brad. Già, ahimè, ex... colui che proprio la sera della viglia di Natale di tre anni fa ha pensato bene di comunicarmi, cito sue testuali parole: “Sei una ragazza meravigliosa, Janet ma, attualmente, ho bisogno di stare da solo per capire cosa voglio davvero dalla vita.” Un bellissimo e memorabile regalo di Natale, molto meglio di un anello di Bulgari, non trovate?
Adesso mi ritrovo a essere single e sfigata alla veneranda età di trent'anni, circondata da amiche accasate con prole al seguito e ogni Natale sono costretta a sorbirmi le battute pseudo sarcastiche da parte di tutto il parentado riunitosi, considerata la grande occasione. Stringo i denti e sopporto, dopotutto a Natale bisogna essere più buoni, lo dicevano anche al catechismo.
Quest'anno sarà diverso. Trascorrerò una vigilia di Natale indimenticabile, a mia immagine e somiglianza. Sì, la trascorrerò chiusa in casa, con le tapparelle abbassate, sotto il piumone intenta a leggere un libro. Niente regali, niente baci, niente passeggiate tra le vie affollate di New York.
I miei pensieri sono interrotti dallo squillare del cellulare. Senza nemmeno guardare il nome che lampeggia sul display rispondo e la voce allegra della mia amica Susy mi rimbomba nelle orecchie: «Non prendere impegni! Questa sera grande party della vigilia di Natale a casa mia. Ti aspetto!» «Susy io...» provo a ribattere ma lei ha già concluso la conversazione. Il mio bel piano di Natale alternativo è andato a monte, merda!
L'elegante abitazione di Susy gode di una meravigliosa vista sull'immenso abete del Rockefeller Center. Non appena metto piede nell'appartamento vengo travolta, mio malgrado, dall'atmosfera natalizia. Tutto intorno è un tripudio di luci, colori e rami di vischio. «Janet, eccoti, vieni di là così ti presento gli ospiti!» Oddio mio vorrei scappare, qualcuno mi venga a salvare! Seguo Susy in versione elfa sexy e varco la porta del salone. Diversi volti si girano all'unisono nella mia direzione. Tutti indossano ridicoli costumi a tema tranne la sottoscritta. Tutti sorridono felici tranne me.
Nauseata, mi allontano e non mi accorgo di aver urtato contro qualcuno. «Sei sempre la solita sbadata!» La sua voce la riconoscerei tra mille. Non riesco ad alzare lo sguardo per sostenere il suo e, come se non bastasse, perdo l'equilibrio a causa dei tacchi vertiginosi. Risultato? Finisco per terra gambe all'aria e con la testa in direzione di un ramo di vischio. Cavolo, sono proprio una donna fortunata! Odo fragorose risate e, senza che me ne possa rendere conto, avverto le labbra di Brad sulle mie. In fretta mi rialzo e, senza nemmeno prendere il cappotto, scappo via. Cammino senza meta, cercando di ripararmi dal freddo stringendo forte le braccia al petto.
«Janet, aspetta!» mi volto e vedo Brad rincorrermi tenendo tra le mani il mio cappotto.
«Gentile da parte tua!» Cammino nella sua direzione fino a fermarmi davanti all'abete
«Bello, vero?»
«Odio il Natale» replico secca e continuo: «A causa tua!»
«E' acqua passata, ormai» Oddio quanto è bello vestito da Babbo Natale.
«Forse per te lo è!» Chissà se mi regalerà qualcosa questo fighissimo babbo Natale.
«Smettila!» Lo amo ancora
«Vattene via!» Resta qui, ti prego.
I nostri corpi si avvicinano e nuovamente le nostre labbra si sfiorano. «Qui non c'è il vischio» sussurro.
«E tu non sei caduta!» ribatte lui accarezzandomi dolcemente mentre tutt'intorno un folto gruppo di turisti italiani applaude approvando.
©Silvia
Devitofrancesco
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