Per favore non soffiate sulle candeline…
Monica Coppola
La sveglia suona e io la metto a tacere all’istante.
Ha poco da fare casino tanto sono già sveglia.
Praticamente non ho chiuso occhio visto che la notte appena trascorsa era segnava il fatidico passaggio dagli “enta” agli “anta”.
Per documentarmi a dovere ho navigato su internet alla ricerca dei possibili effetti collaterali del passaggio di decina. L’insonnia era uno dei primi in effetti…
Seguita in buona compagnia da: irritabilità, aumento della pressione arteriosa, vampate di calore, osteoporosi, tachicardia e ovviamente aumento ponderale.
Sì certo, non è una tragedia. Esistono cose di gran lunga peggiori.
Compiere gli anni il giorno del derby (se hai un marito tifoso), o della finale di Amici (se hai figli adolescenti) ad esempio. In questo caso nessuno dei tuoi cari si filerebbe le tue candeline, nemmeno per sbaglio.
Ma l’essere nata in un giorno diverso da questi non mi consola un gran che …
Il punto è che ora sono costretta a fare i conti con una dolorosa verità. Perché se fino agli sgoccioli dei trenta ti crogioli nell’illusione di essere una ventenne con un po’ di esperienza di vita in più, dopo non c’è appiglio che tenga…
E le blande consolazioni che ti propinano le amiche più giovani, ben lontane dall’infame traguardo, sono tutte palle consolatorie senza nessun barlume di verità.
Per questo ho fretta di alzarmi per constatare di persona tutto il devasto che si è portata dietro la notte appena trascorsa.
Mi guardo allo specchio e mi sembra di vedere squadre di radicali più liberi che mai scorazzare intorno al mio contorno occhi, più plumbeo del solito.
Desisto e passo alla fase di ispezione due: controllo del peso.
Salgo sulla pesa che non dà cenni di vita perché funziona soltanto se esposta a luce solare. Così esco sul balcone e sporgo fuori la bilancia alla ricerca dei primi pallidi raggi di sole.
La signora di fronte è affannata a sbattere i tappeti ma, non appena si accorge di me, in pigiama a litigare con la bilancia, mi indirizza uno sguardo compassionevole, che mi convince a battere in ritirata. Vorrà dire che vivrò il mio primo giorno da quarantenne con l’illusione di essere in forma perfetta.
Mentre mi vesto cerco qualcosa che in qualche modo camuffi l’anno in più: un abito che non lasci scoperte le gambe (che già noto afflitte da ricrescita villosa e precoce sicuramente dovute al fatidico passaggio), che scenda morbido sui fianchi e che magari abbia anche un effetto push up. Sposto le grucce ma ovviamente non trovo niente del genere. In compenso dallo specchio dell’armadio noto, con disappunto, che l’umidità mi arriccia tutto il carrè rendendolo simile al pelo di un gatto randagio dopo un temporale estivo.
Comunque è ora di uscire e quindi,tutta afflitta mi incammino verso la fermata e salgo sul bus.
“Signora vuole sedersi?”
Un’adolescente con il capo rasato a metà mi sorride cedendomi, inaspettatamente, il posto.
E qui i casi sono due: o la ragazzina è squisitamente gentile o io inizio ad apparire decisamente più, come dire, matura ecco.
Perché sono almeno vent’anni che scorrazzo sui bus e ‘sta cosa non mi è mai successa prima…
“No, grazie. Sono quasi arrivata” mento spudoratamente visto che mancano ancora ventidue pressanti fermate.
Per distrarmi dai pensieri sbriciola autostima, mi metto ad origliare la discussione un gruppetto di ragazzine.
“Ma che davvero?” sta chiedendo una di loro, masticando un chewingum dietro l’altro “Uhh che situazione da sclero. Io mi seppellirei.”
“Ti dico di sì. Viene a fare zumba con me. E mette pure le foto su instangram!” si lamenta l’altra continuando a far scorrere i pollici sullo smartphone
“Ma chi tua madre?” le fa eco la tipetta rasata che mi aveva ceduto il posto
“Madoi raga vorrei morire…” ribatte sconsolata l’altra “Voglio dire. Mi è pure simpatica. Ma a saltare in leggins e top, alla sua età, giuro, è imbarazzante…”
“Eh sì…meno male che la mia fa pilates a casa con you tube così non la vede nessuno.” miss chewing-gum scoppia l’ennesimo fragoloso palloncino.
“Beata te…” sospira l’altra sconsolata.
Mentre memorizzo a caratteri cubitali che, semmai mi saltasse il guizzo di andare in palestra, la scelta dovrà assolutamente ricadere su fitness centre distante almeno 50-60 km dall’area in cui bazzica mia figlia con le sue amichette, mi accorgo di essere arrivata a destinazione.
Scendo di corsa con il fiato corto e il cuore che sembra schizzare fuori.
Eh sì, wikipedia lo diceva chiaro: affanno e tachicardia, gli altri compagni molesti dell’invecchiamento precoce.
Mentre boccheggio cercando di riprendere fiato mi ritrovo davanti alla parafarmacia del corso che, invitante, mi ammalia con le sue beauty offerte promozionali.
Forse è arrivato il momento di agire.
Una giovane e levigata commessa mi sorride benevola.
“Buongiorno. Posso fare qualcosa per lei?”
Decido di essere sincera anche perché il tempo corre, in tutti i sensi purtroppo.
“Ehm salve… può consigliarmi qualche crema anti età’?”
“Certamente. Quanti anni ha?”
“ ‘ranta…” bisbiglio sottovoce.
“Cinquanta?” solleva le sopracciglia perfettamente delineate con aria stupita.
“No, quaranta…” preciso indispettita “Compiuti solo da qualche ora eh…”
“Ohhh mi spiace tanto.” Ribatte sinceramente rammaricata “Però non si preoccupi. Ora vediamo di rimediare ehm… il rimediabile” mi lancia un’altra occhiata furtiva e poi ancheggia sinuosa da uno scaffale all’altro, svuotandoli per metà.
Mentre io sto ancora meditando su quale sia l’esatto significato di “rimediare il rimediabile” lei depone una montagnola di flaconi, blister e tubetti sul bancone “Diciamo che per iniziare questi dovrebbero bastare…”
“Mi serve tutta questa roba?” domando esterrefatta.
“Come minimo. Deve combattere l’invecchiamento in modo massiccio, le servono antiossidanti, leviganti, esfolianti, miorilassanti e ristrutturanti di barriera.” Ad ogni definizione mi mostra un prodotto e poi aggiunge con delicatezza “Sa, avere quarant’anni non è mica come averne venti…”
Ma va? Grazie per la perla di saggezza!
“Però lei è fortunata. La cosmesi ha fatto progressi enormi e anche lei ne potrà beneficiare” le sue labbra lucenti di gloss si piegano all’insù “Grazie ai poliidrossiacidi come il gluconolattone e il lattobionico potrà tornare ad avere la pelle di una ragazzina…”
Non so perché ma il termine “lattobionico” mi fa venire in mente un supereroe muscoloso tutto intento a poppare da una tettarella siliconata e la cosa mi fa alquanto ridere.
Lei invece è serissima. “Guardi che la lotta ai segni del tempo è una cosa seria…” si affretta a rimproverarmi.
“Ehm sì… E quanto mi costerebbe tutto questo?” chiedo indicando quel pout pourri che mi garantirà eterna giovinezza.
Le sue dita affusolate dalla perfetta french manicure scansionano meticolose ogni confezione. “Soltanto ottocentocinque euro e novanta…”
Al ferale annuncio divento più pallida del suo camice “Ehm … E solo il glucolattone quanto costa?”
“Il gluconolattone intende?” mi corregge lei “Il minisiero da 5 ml novantasette euro. Ma se non me l’abbina all’acido lattobionico non mi sento di assicurarle il pieno funzionamento delle proprietà ossidirliche sull’epidermide l’avviso…”
“Sarebbe a dire?”domando piuttosto confusa.
“Sarebbe a dire che le rughe se le tiene” ribatte spazientita una signora con gli zigomi push up in coda dietro di me.
L’orologio intanto batte le nove e io capisco che devo sbrigarmi.
“Beh senta, magari ci penso eh… Grazie.”
“Ecco sì, faccia così che è meglio per tutti…” mi scavalca già senza troppi complimenti Miss Zigomo Alto.
“Ma non vuole nemmeno la crema antiossidante alla quercetina?” ritenta ancora la commessa “Oggi è in offerta a settantacinque euro!”
Io penso alle mie rughe e poi a tutte le cose belle che potrei fare con quella cifra.
Allora arraffo dallo scaffale un pacco di caramelle fuxia per combattere la flora batterica e le porgo alla commessa “Ci ho ripensato. Prendo solo queste”.
Esco accompagnata da una scia di dissensi di sottofondo senza alcuna nostalgia per la mancata adozione di glucolattoni e affini.
Mi specchio in una vetrina e crucciata osservo la ruga vicino alle sopracciglia.
Sul cellulare intanto vibrano i primi messaggi di auguri che mi mettono di buonumore.
Rincuorata dalle manifestazioni d’affetto che arrivano dall’etere mi ritrovo a sorridere. Accarezzo la mia ruga pensando che, in fondo, fa parte di me. E forse, con un pizzico di spensieratezza, potremmo anche diventare buone “compagne di viaggio”.
©Monica Coppola
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