Diario impossibile: scrive Caterina d’Aragona
Sono la moglie del re inglese Enrico VIII Tudor, sono figlia dell’austera Spagna, ma ormai anche figlia della soffice Inghilterra. Lo amavo Enrico. L’ho amato fin dal primo sguardo, fin da quando il nostro matrimonio era stato deciso. Sì, anche lui mi ha amata. A suo modo, certo, ma mi ha amata. Abbiamo avuto una splendida bambina: la principessa Maria. La guardo e sorrido, vedo in lei una piccola me. Le figlie sono simili alle madri, è un fatto di natura e noi madri facciamo di tutto per enfatizzare queste somiglianze, pettinandole come noi, vestendole secondo il nostro gusto, cercando di imporre il nostro modello. Enrico, tuttavia, non è felice. Lui vuole un figlio maschio. Lui ha un vitale bisogno di un figlio maschio. Io sto cercando con ogni mezzo di darglielo, ma non ci riesco. Il mio ventre non riesce a generare più bambini e questa sarà la causa della mia rovina. Lo conosco Enrico, il suo amore ha la data di scadenza, farà di tutto per liberarsi di me e per cercare un’altra donna che gli dia il tanto desiderato figlio maschio, ormai questa è per lui una vera e propria ossessione e, si sa, dalle ossessioni è molto difficile guarire. Le ossessioni portano alla follia e sono causa di male, tanto male. Non mi rimpiazzare ti prego! Ti prego, Signore, dammi un figlio maschio, ti prego! Non voglio lasciare questo trono per il quale sono stata pronta a lasciare il mio adorato paese e la mia adorata famiglia, ma, purtroppo, temo che molto presto questi miei timori saranno realtà.
Ti sto osservando Enrico, cerco di studiare ogni tua mossa, ogni tuo più piccolo gesto, ogni tuo battito di ciglia e seguo la traiettoria del tuo sguardo. Ecco la tua prossima preda, è lei. La rossa Anna Bolena, è con lei che hai intenzione di sostituirmi? È da lei che vuoi il figlio maschio?
Come la guardi, come la desideri e poi a me, tua moglie, non mi degni manco di uno sguardo di sfuggita. Che ci trovi in lei? È una sgualdrina, ti vuole usare solo per diventare regina e avere il suo attimo di celebrità e fa male perché poi verrà rimpiazzata anche lei.
Anna, sei così bella, così giovane, così solare, perché rovinarti la vita accanto ad Enrico? La brama di potere non vale le sofferenze di dopo. Enrico è l’uomo passionale, dolce e romantico solo la prima notte di nozze, poi diventi solo uno strumento di potere: tu, donna, servi solo a dargli l’erede, per il resto non verrai mai considerata e, ahimè, non si farà scrupoli a tradirti con chi capita: cameriere, nobildonne, ricche vedove, ma anche semplici contadine, purchè sei bella e affascinante.
Anna, tu ci sai fare con gli uomini, guardi Enrico nei posti giusti, sei seducente, hai uno sguardo malizioso e ricco di femminilità… Enrico ti desidera, presto sarai nel suo letto e io sarò relegata ad un destino di solitudine e tristezza. Io di certo non starò a guardare, io non me ne andrò così facilmente! Non lascerò che il tuo sogno di bambina viziata si avveri!
Qualche tempo dopo
E dunque mi ordinate di andar via? Addirittura! D’accordo io accetto, a malincuore, questo vostro ordine. È stato inutile implorarti, Enrico, è stato inutile provare a convincerti a lasciare Maria con me, ma tanto tu sei una persona molto crudele e spero tanto, con tutto il cuore, che, un giorno, capiti anche a te, non la mia stessa sorte, ma una sorte ben peggiore. Oggi mi guardi sprezzante, con quel tuo sguardo tagliente che uccide, sei convinta di aver vinto la guerra, ma vedrai, che molto presto non sarà tutto cos’ roseo come ti sembra ora. Se non sarai in grado di dargli l’erede maschio Enrico non ci penserà due volte a sostituirti con una nuova regina, magari dai capelli dorati stavolta, e tu, cara mia, ricorderai la povera Caterina.
Sono la moglie del re inglese Enrico VIII Tudor, sono figlia dell’austera Spagna, ma ormai anche figlia della soffice Inghilterra. Lo amavo Enrico. L’ho amato fin dal primo sguardo, fin da quando il nostro matrimonio era stato deciso. Sì, anche lui mi ha amata. A suo modo, certo, ma mi ha amata. Abbiamo avuto una splendida bambina: la principessa Maria. La guardo e sorrido, vedo in lei una piccola me. Le figlie sono simili alle madri, è un fatto di natura e noi madri facciamo di tutto per enfatizzare queste somiglianze, pettinandole come noi, vestendole secondo il nostro gusto, cercando di imporre il nostro modello. Enrico, tuttavia, non è felice. Lui vuole un figlio maschio. Lui ha un vitale bisogno di un figlio maschio. Io sto cercando con ogni mezzo di darglielo, ma non ci riesco. Il mio ventre non riesce a generare più bambini e questa sarà la causa della mia rovina. Lo conosco Enrico, il suo amore ha la data di scadenza, farà di tutto per liberarsi di me e per cercare un’altra donna che gli dia il tanto desiderato figlio maschio, ormai questa è per lui una vera e propria ossessione e, si sa, dalle ossessioni è molto difficile guarire. Le ossessioni portano alla follia e sono causa di male, tanto male. Non mi rimpiazzare ti prego! Ti prego, Signore, dammi un figlio maschio, ti prego! Non voglio lasciare questo trono per il quale sono stata pronta a lasciare il mio adorato paese e la mia adorata famiglia, ma, purtroppo, temo che molto presto questi miei timori saranno realtà.
Ti sto osservando Enrico, cerco di studiare ogni tua mossa, ogni tuo più piccolo gesto, ogni tuo battito di ciglia e seguo la traiettoria del tuo sguardo. Ecco la tua prossima preda, è lei. La rossa Anna Bolena, è con lei che hai intenzione di sostituirmi? È da lei che vuoi il figlio maschio?
Come la guardi, come la desideri e poi a me, tua moglie, non mi degni manco di uno sguardo di sfuggita. Che ci trovi in lei? È una sgualdrina, ti vuole usare solo per diventare regina e avere il suo attimo di celebrità e fa male perché poi verrà rimpiazzata anche lei.
Anna, sei così bella, così giovane, così solare, perché rovinarti la vita accanto ad Enrico? La brama di potere non vale le sofferenze di dopo. Enrico è l’uomo passionale, dolce e romantico solo la prima notte di nozze, poi diventi solo uno strumento di potere: tu, donna, servi solo a dargli l’erede, per il resto non verrai mai considerata e, ahimè, non si farà scrupoli a tradirti con chi capita: cameriere, nobildonne, ricche vedove, ma anche semplici contadine, purchè sei bella e affascinante.
Anna, tu ci sai fare con gli uomini, guardi Enrico nei posti giusti, sei seducente, hai uno sguardo malizioso e ricco di femminilità… Enrico ti desidera, presto sarai nel suo letto e io sarò relegata ad un destino di solitudine e tristezza. Io di certo non starò a guardare, io non me ne andrò così facilmente! Non lascerò che il tuo sogno di bambina viziata si avveri!
Qualche tempo dopo
E dunque mi ordinate di andar via? Addirittura! D’accordo io accetto, a malincuore, questo vostro ordine. È stato inutile implorarti, Enrico, è stato inutile provare a convincerti a lasciare Maria con me, ma tanto tu sei una persona molto crudele e spero tanto, con tutto il cuore, che, un giorno, capiti anche a te, non la mia stessa sorte, ma una sorte ben peggiore. Oggi mi guardi sprezzante, con quel tuo sguardo tagliente che uccide, sei convinta di aver vinto la guerra, ma vedrai, che molto presto non sarà tutto cos’ roseo come ti sembra ora. Se non sarai in grado di dargli l’erede maschio Enrico non ci penserà due volte a sostituirti con una nuova regina, magari dai capelli dorati stavolta, e tu, cara mia, ricorderai la povera Caterina.
©Silvia Devitofrancesco
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