Un giorno il dio Marte si invaghì di me. Ero riuscita a sedurre un dio, mica cosa da niente! Decisi di amarlo, ma il destino aveva deciso di rendere tutto più complicato, tutto troppo complicato…
Rimasi incinta e non potetti fingere che nulla fosse accaduto. Diedi alla luce due meravigliosi bambini…già erano gemelli. Loro però sono vivi:affidati alle cure amorevoli del Tevere e abbandonati al loro destino, che spero sia di gloria.
Non è giusto che l’amore debba essere punito. A mio modo il dio Marte l’ho amato. Lui mi ha sedotta e io, che non avevo mai conosciuto intimamente un uomo, mi sono abbandonata totalmente a lui, sperimentando sensazioni ed emozioni che non conoscevo. Mani che si intrecciano, corpi che, pian piano, si rivelano e si scoprono, occhi che si guardano, dritti, taglienti, occhi che vorrebbero pronunciare mille parole diverse, ma, che, si arrendono al momento, alla situazione… bocche che hanno desiderio di sfamarsi, che non riescono a staccarsi e poi… il miracolo della vita! Un evento straordinario che ti cambia e che, nel mio caso, cambierà per sempre il corso della storia umana. Quanto a me, devo solamente accettare la mia condanna, non posso opporre resistenza. Ho sbagliato ed è giusto che io paghi. Il prezzo che sto pagando è con la mia vita.
Eccomi, morte, sono tua sorella, sono qui, prendimi. Anzi, prendimi subito, non resisto più con tutta questa polvere. Ormai è in me, è entrata nei miei polmoni, in ogni piccola cellula di me. Siamo nati dalla polvere e alla polvere ritorneremo, ecco io lo sto sperimentando direttamente, nel vero senso della parola.
Lo spiraglio di luce che intravedevo e che mi dava ancora un briciolo di speranza e di illusione di vita, non c’è più. Ora è tutto nero e il peso della polvere aumenta sempre più.
Rea Silvia se ne va e lascia il suo ricordo al mondo e nei libri di storia. Grazie a me, al mio amore e al mio sacrificio ha origine la splendida civiltà di Roma. Rendetemi grazie…
©Silvia Devitofrancesco
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