Il profumo della rosa di mezzanotte, Lucinda Riley (Giunti)
Anahita Chavan, sta per compiere cent’anni. Vive in India, circondata dall’affetto dei suoi cari che, per l’occasione, stanno organizzando una grande festa alla quale parteciperà persino Ari, il suo giovane e promettente pronipote. Sarà a lui che Anahita affiderà un manoscritto contenente la storia della sua avventurosa vita assieme a una missione: avere notizie del suo adorato figlio, avuto da Donald Astbury, che tutti credono morto all’età di tre anni. Solo quando Anahita si spegne, Ari inizia a leggere le sue parole e ben presto partirà alla volta dell’Inghilterra per poter adempiere alla sua missione. Rebecca Bradley, nota star hollywoodiana, è in Inghilterra per girare un film ambientato nei lontani anni’20 il cui set è ad Astbury Hall, un antico e surreale castello. Qui la giovane conoscerà Sir Anthony, il quale sembra rivedere in lei la defunta nonna Violet.
Le strade di Rebecca, Ari, Sir Anthony sono destinate a incrociarsi, come tanti fili appartenenti alla stessa matassa. Tra misteri, salti temporali e rivelazioni, la vita dei personaggi non sarà più la stessa. “È la saggezza di cent’anni vissuti su questa terra, e un cuore che ha scandito con i suoi battiti l’intero spettro delle azioni ed emozioni umane.”
Questo romanzo si è rivelato sin dalle prime pagine una piacevole scoperta. Non avevo mai letto nulla di Lucinda Riley (chiedo umilmente venia!) e sono rimasta spiazzata dalla sua capacità di penetrare nelle situazioni riuscendo a far emergere sentimenti e stati d’animo. Le varie sottotrame si uniscono per poi confluire in un’unica, grande vicenda.
La narrazione è narrata da diversi punti di vista a seconda dell’opera storica nella quale ci trova: la scrittura di Anahita e Donald per l’epoca primo novecentesca, la voce di Rebecca per l’epoca contemporanea e infine Ari, collante e ponte tra i secoli. I personaggi appaiono ben delineati da un punto di vista fisico e, soprattutto, psicologico.
Punto focale dell’intera opera è, certamente, la cara Anahita alla quale il lettore non può non affezionarsi. Bambina prodigio ed estremamente coraggiosa sin dalla più tenera età, Anahita dimostra di essere determinata nel perseguire i propri obbiettivi. Cade e si rialza e nonostante le mille prove che la vita le pone, non si arrende. Donna moderna in un’epoca nella quale non vi era posto per la modernità, Anahita prova un amore per un uomo inglese, rappresentante di una cultura diversa dalla propria. Un uomo che non riuscirà mai a dimenticare, compagno fino alla fine dei suoi giorni. Il loro è un amore tenero, dolce, carnale e tragico allo stesso tempo. Personaggio enigmatico è, senza dubbio, Sir Anthony. Schivo, solitario, rinchiuso nella sua dimora – tempio alla memoria delle glorie passate, sembra quasi disprezzare il genere femminile fino a quando l’incontro con Rebecca metterà in luce tutte le sue debolezze.
L’autrice si serve di uno stile semplice e accattivante pronto a trasportare i lettori nell’esotica e affascinante India fino alla grigia e austera Inghilterra. Nonostante l’ampia mole (ben 627 pagine!), il ritmo incalzante e i numerosi dialoghi rendono l’opera agevole nella lettura e consentono d’immedesimarsi totalmente nelle atmosfere descritte. Numerosi sono i colpi di scena che spiazzano il lettore, costringendolo a formulare nuove ipotesi.
Un romanzo accattivante e piacevole. Una storia tra passato e presente ricca di sorprese. Una lettura con un intenso messaggio di speranza e giustizia.
(recensione a cura di Silvia Devitofrancesco)